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venerdì 23 novembre 2012

Killing Rubio




Tattica  che  vince  non si   cambia.  La  scorsa  estate,    mentre   i   repubblicani confezionavano  la convention   che  avrebbe   consegnato   a   Mitt  Romney la nomination ufficiale del GOP, il team Obama gli stava già sganciando in testa l’arma-fine-del-mondo, sotto forma di   una   valanga  di spot da decine di milioni di dollari mandati in onda per settimane  negli stati in bilico, mentre network TV, giornali e internet facevano da cassa di risonanza.
Il candidato repubblicano ne usciva, a seconda delle occasioni, come un plutocrate, un affamatore di lavoratori, un nemico delle donne e, dulcis in fundo, come un assassino, se non volontario almeno colposo.
numeri del voto nei swing states chiariscono molto meglio di tante parole quanto la campagna obamiana sia riuscita a mettere al sicuro la rielezione del presidente puntando prima di tutto sui voti che contavano e la propaganda anti-Romney (rimasta senza risposta fino al mese di settembre) ha avuto la sua parte nella buona riuscita dell’operazione.

Il prossimo giro delle presidenziali è tra più di 200 settimane, ma c’è già chi ci sta pensando, sia di qua che di là.
Nel campo repubblicano il nome sulla bocca di tutti è quello di Marco Rubio: senatore da appena due anni, quindi non ancora compromesso con il “potere corrotto” di Washington, ha fatto il miglior discorso della convention di Tampa (qualcuno ricorda la “nascita” politica di Barack Obama, prima di essere eletto senatore, alla convention democratica del 2004?)  e soprattutto è un ispanico, uno che infila regolarmente frasi in spagnolo nei suoi discorsi. E nessuno può accusarlo di farlo per ruffianeria, perché semplicemente quella è la sua lingua.

Ne succederanno tante da qui al 2016, ma a oggi Marco Rubio sembra la carta migliore che il GOP puossa giocarsi per ricucire lo strappo con un elettorato, quello ispanico appunto, che lo scorso 6 novembre ha portato alle urne quasi 13 milioni di persone che si sono schierate con Obama 71 a 27 con un saldo attivo per il presidente di oltre di 6 milioni di voti.
Nel 2004 erano meno di 10 milioni e Bush ne conquistò il 44%, contro il 53% di Kerry, con una differenza di “solo” 1 milione di consensi.

Obama è lui stesso espressione di una minoranza ed è tutto da dimostrare che il prossimo nominato democratico possa viaggiare su percentuali simili alle sue tra afro-americani, asiatici e ispanici, ma è chiaro che il GOP ha un problema da risolvere e se non lo fa in fretta la demografia gli renderà la strada verso la Casa Bianca sempre più in salita. Con uno come Rubio sarebbe da subito meno ripida.
Se ne sono accorti anche i liberal che stanno già oliando gli ingranaggi della macchina ammazza-Romney rivista e corretta per l'occasione, e hanno iniziato a scaldarsi questa settimana saltando letteralmente addosso a Rubio dopo questa intervista a GQ, dove all'improvviso è saltata fuori questa domanda:

"GQHow old do you think the Earth is? 
Marco RubioI'm not a scientist, man. I can tell you what recorded history says, I can tell you what the Bible says, but I think that's a dispute amongst theologians and I think it has nothing to do with the gross domestic product or economic growth of the United States. I think the age of the universe has zero to do with how our economy is going to grow. I'm not a scientist. I don't think I'm qualified to answer a question like that. At the end of the day, I think there are multiple theories out there on how the universe was created and I think this is a country where people should have the opportunity to teach them all. I think parents should be able to teach their kids what their faith says, what science says. Whether the Earth was created in 7 days, or 7 actual eras, I'm not sure we'll ever be able to answer that. It's one of the great mysteries."


"GQ: Quanti anni pensi che abbia la Terra?
Marco RubioNon sono un scienziato. Posso dirti cosa dice la storia, posso dirti cosa dice la Bibbia, ma penso ci sia un confronto tra I teologi e credo che la cosa non abbia niente a che vedere con il prodotto interno lordo o la crescita economica degli Stati Uniti. Penso che l’età dell’universo non abbia niente a che vedere con i modi per far crescere la nostra economia. Non sono uno scienziato. Non credo di essere qualificato a rispondere a domande del genere. Alla fine penso ci siano molte teorie su come l’universo sia stato creato e credo che questo sia un paese in cui ci debba essere la possibilità di insegnarle tutte. Credo che i genitori debbano poter insegnare ai loro figli cosa dice la  loro fede e cosa dice la scienza. Se la Terra sia stata creata in sette giorni o in sette ere, è una domanda a cui non sono sicuro che saremo mai in grado di rispondere. E’ uno dei grandi misteri."

Una risposta “politica” che non vuole scontentare nessuno, e oggettivamente non una gran risposta. Ma, prima di scatenarsi con la storiella imparata a memoria dei repubblicani nemici della scienza, i media e i blog liberal avrebbero dovuto ricordarsi cosa disse nel 2008 l’allora senatore Barack Obama, ancora in pieno derby di primarie con Hillary Clinton, quando gli venne chiesto “Se una delle tue figlie ti chiedesse ‘Papà, Dio ha davvero creato il mondo in sei giorni?’ cosa risponderesti?




Basta andare al minuto 2:28 per sentirgli rispondere:
“I believe that God created the universe and that the six days in the Bible may not be six days as we understand it … it may not be 24-hour days, and that's what I believe. I know there's always a debate between those who read the Bible literally and those who don't, and I think it's a legitimate debate within the Christian community of which I'm a part. My belief is that the story that the Bible tells about God creating this magnificent Earth on which we live—that is essentially true, that is fundamentally true. Now, whether it happened exactly as we might understand it reading the text of the Bible: That, I don't presume to know.”


“Penso che Dio abbia creato l’universo e che i sei giorni della Bibbia possano non essere sei giorni come li intendiamo…potrebbero non essere giorni di 24 ore, questo è quello che credo. So che c’è sempre un dibattito tra chi legge la Bibbia letteralmente e chi non lo fa e penso sia un dibattito legittimo nella comunità Cristiana di cui faccio parte. Quello che credo è che la storia raccontata dalla Bibbia su Dio che crea questa magnifica Terra dove viviamo sia essenzialmente vera.  Che sia fondamentalmente vera. Ora, se sia avvenuto esattamente come possiamo capirlo leggendo il testo della Bibbia  è una cosa che non oso pensare di sapere.”

E basta continuare a guardare per qualche altro secondo perché spunti fuori anche qui la parola "mistero".
Vi piace il gioco “trova le differenze” della “settimana enigmistica”? Accomodatevi.
Il cerchiobottismo di comodo sui temi “sensibili” non ha colore politico, con buona pace di chi va a caccia di stereotipi. E la partita per il 2016 è già iniziata.

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