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venerdì 2 novembre 2012

Red Shift?



Mentre i sondaggi tornano piano piano ad affacciarsi al sole dopo il passaggio dell'urgano Sandy qualche dato su cui riflettere ce lo dà la partita del voto anticipato in Ohio.
E si tratta di dati reali (voti di pietra, come si direbbe dalle nostre parti), non di sondaggi, proiezioni o stime.
Come scritto l'altroieri, all'alba dell'election day circa il 30% del corpo elettorale attivo avrà già votato in anticipo, e quindi sull'early voting si gioca una fetta importante della corsa alla Casa Bianca. Fetta che nel 2008 finì quasi tutta sul piatto di Barack Obama.

Qualche dato finalmente preciso (e speriamo accurato) sul voto anticipato in Ohio ce lo dà Karl Rove dalle colonne del Wall Street Journal. Togliamoci il pensiero e diciamo subito che la fonte è dichiaratamente pro-Romney, ma i numeri (ripeto: se sono accurati) sono numeri e basta.
Ecco cosa ci dice Karl Rove:
Al 30 Ottobre (due giorni fa) nel Buckeye State avevano votato 530,813 elettori registrati come democratici (che votano al 90% per Obama) e 448,357 elettori registrati come repubblicani (che votano al 90% per Romney).
I Dems sarebbero quindi in vantaggio (di circa 80 mila voti), come sbandierato dagli obamiani a destra e a manca. Il dato però diventa interessante quando si considera che nel 2008 avevano votato in anticipo 712,088 democratici e 372,499 repubblicani.
Significa che i numeri dei democratici sarebbero calati di 181,275 unità, quelli dei repubblicani sarebbero saliti di 75,858, con uno spostamento verso il "rosso" di 257,133 voti.

Obama nel 2008 vinse lo stato dell'Ohio grazie al vantaggio accumulato nel mese di ottobre, mentre nel vero e proprio giorno delle elezioni furono più numerosi i consensi per McCain.
A operazioni completate il vantaggio fu di 262,133 voti, il che significa che McCain ne recuperò circa 77,000, più quelli accumulati tra gli indipendenti (che allora preferivano il candidato democratico, mentre quest'anno pare favoriscano quello repubblicano).
Se tra cinque giorni la differenza al nastro di partenza fosse ancora questa Romney non avrebbe bisogno di fare molto meglio di McCain nell'election day per portare a casa i 18 fondamentali voti elettorali dell'Ohio.

La quasi totalità dei sondaggi statali continua però a dare Obama in vantaggio nel Buckeye State e per quanto queste rilevazioni possano aver sbagliato in passato non si possono ignorare, tanto è vero che Larry Sabato, nella sua ultima sbirciata dentro la sfera di cristallo dà a Romney possibilità maggiori in Wisconsin (ricordate il Piano B?), mentre continua a vedere il Presidente favorito in Ohio.
E, a proposito di Wisconsin, hanno fatto abbastanza rumore le parole del sindaco di Denver  (Colorado) Michael Hancock (democratico) che in un momento in cui tutti si dicono assolutamente certi di vincere anche quando acquistano un biglietto della lotteria si è fatto uscire dalla bocca quanto segue "se l'elezione fosse oggi Obama perderebbe il Wisconisn perché non abbiamo mobilitato la sua base, al momento stanno votando le periferie e le zone rurali dove si trova la base repubblicana". Un allarmismo tattico o il segno che in Wisconsin l'early voting non sta dando risultati entusiasmanti per Obama.
Ancora pochi giorni e sapremo se il Firewall di Obama (Ohio, Wisconsin e Iowa) è davvero in fiamme come sostiene qualcuno.

E mentre i media di casa nostra si baloccano parlando di un riferimento diretto di Romney all'Italia nel corso di uno delle tappe di ieri in Virginia, come se fosse chissà quale novità mentre in realtà frasi simili riferite all'Europa fanno stabilmente parte di ogni comizio repubblicano come minimo dalla convention di Tampa (quando il leader dei repubblicani al senato Mitch McConnel definì l'Europa un posto dove i politici fanno promesse che non possono mantenere e firmano assegni che non possono pagare), la vera notizia è che Romney pare abbia in programma un'apparizione (la prima in assoluto) in Pennsylvania per domenica.
Espandere la mappa si diceva qui l'altroieri, ma con le lancette dell'orologio che corrono e con la distanza dal 6 novembre che ormai si misura in ore nessuno mette piede dove non ha niente da guadagnare. Guardare dove vanno fisicamente i candidati nell'ultima settimana prima del voto di solito dà la vera misura dello stato della gara.
Difficile pensare ad una vittoria repubblicana nel Keystone State a meno di una prevalenza sul voto popolare superiore ai 3 punti. Se si tratti di un rilancio vero e proprio o di un bluff per trasmettere all'opinione pubblica l'idea di una possibile vittoria a valanga (o magari solo un modo per cercare di costringere Obama a fare lo stesso, sottraendo tempo ad altri terreni dove lo scontro si annuncia più aperto) lo capiremo solo martedì notte.
La partita resta aperta.

P.S. La notte del 6 novembre qui ci sarà un live blogging con aggiornamenti in tempo reale fino all'alba e oltre. Chiunque voglia partecipare è benvenuto.

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